La paternità di questo progetto profumato nasce dalla collaborazione tra tutto lo staff di Cosmesi Italia e Andrea Meloni, dando vita a un brand completamente autoctono della regione Marche.
Il nome Pro-Fano ha origine da uno studio approfondito per rivalutare il nostro territorio.
La carta utilizzata (packaging, pubblicità, mouillettes…), è un prodotto ecosostenibile di un’azienda di Pioraco (Mc), creato con ridotte emissioni di CO2, è biodegradabile e certificata secondo standard internazionali.
Le essenze vengono finemente selezionate, miscelate e composte da mani esperte di essenzieri chimici marchigiani (Cosmesi Italia e Andrea Meloni).
Il cui significato storico dei nomi dei profumi e le loro note sono legati alla civiltà picena.
Il flacone in vetro è acquistato da una azienda marchigiana.
Il tappo è un’opera d’arte e fiore all’occhiello di questo progetto, realizzato da mastri scalpellini di Pietra Cesana dell’Isola del Piano, con annesso riconoscimento storico.
L’industria maggiore e di certa importanza, proveniva, nei secoli scorsi, dalle cave di Pietra, ora del tutto sfruttate.
Qui dentro c’è una specie di stagione / lunga milioni d’anni, di silenzi / che le pietre raccontano s’evolsero / in suoni, voci, echi:
è la parte ancestrale di noi stessi, / autentica (perché come il silenzio, / è aperta ad ascoltare) e indistruttibile / più della stessa pietra.
Girando per le vie di Isola del Piano, visitando i suoi palazzi e le sue chiese, osservando attentamente infissi, altari, scalinate, pavimenti e camini, balza subito agli occhi la forte presenza di qualificati interventi da parte di scalpellini attivi nel passato. Poiché non esistono più botteghe artigiane, né sono tuttora in attività cave storicamente certe, è stato necessario affrontare la nostra ricerca sia attraverso le fonti scritte, sia servendoci delle testimonianze orali, delle quali cercare però i possibili riscontri.
Alla fine del nostro percorso ci è stato possibile gettare un po’ di luce su entrambi gli argomenti oggetto della presente ricerca. Parlando del proprio paese, così scriveva Don Giovanni Amicucci nel 1969: “L’industria maggiore e di certa importanza, proveniva, nei secoli scorsi, dalle cave di Pietra, ora del tutto sfruttate”.
Egli non documenta questa sua affermazione, ma la dà come risaputa, come ovvia, come scontata nella sua Isola del Piano. Certamente la memoria dei suoi compaesani anziani era in grado, leggendo una simile frase, di tornare indietro nel tempo fino alla loro giovinezza, grazie alle proprie esperienze dirette, nonché ai racconti degli anziani, che spostavano ancora più indietro fatti, personaggi, eventi, tutti collegati all’attività delle cave, alla lavorazione della pietra e all’uso dei suoi derivati.
“Diamo vita a ciò che siamo, diamo a ciò che siamo… vita!”
G.AMICUCCI, Sacre memorie Girolomine di Montebello e glorie isolane, Fossombrone, 1969
R.MARTINI, Le coordinate del forse, Gabrieli Ed., 2003
L’anice verde di Castignano può considerarsi senza alcun indugio un’eccellenza per le proprietà uniche che lo differenziano da tutte le altre varietà.
La pianta di anice ha trovato a Castignano il terreno ideale e il giusto clima che hanno selezionato nel tempo un seme più profumato e dolce, con una resa in essenza del 4,6% e con una concentrazione di principi attivi di anetolo pari al 94%.
Un seme così eccellente nasce dal suolo ben soleggiato, composto da uno strato superficiale fertile e un substrato di argilla drenata anche dai calanchi e dall’esposizione alle fresche correnti del Monte Ascensione.
L’opera dell’uomo con la sua millenaria esperienza agricola ha contribuito a tramandare e rendere questa produzione una vera e propria eccellenza della Regione Marche.
Ancora oggi il diserbo dei campi è realizzato a mano con la “martellina” per incidere con precisione chirurgica solo le piante spontanee che nascono intorno al quella di anice. Non tutte le piante “estranee” vengono tolte dal campo così da sottrarre la pianta dell’anice dall’attacco di insetti.
L’ascesa straordinaria dell’anice, dopo gli anni Sessanta, venne pregiudicata dalla crisi dell’agricoltura e da alcune scelte commerciali che portarono ad abbandonare questa coltivazione. Nel 2009 da Castignano è ripartito un progetto di rilancio economico e territoriale con il riavvio delle coltivazioni coinvolgendo i giovani, l’avvio di nuove filiere come quella della birra, degli infusi e dei preparati per ricette che animano primi, secondi e dolci.
A.CARLOROSI dalla testata WHY MARCHE